Benedetto XVI - Luce del mondo

Luce del mondo
Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi.
Si tratta di una intervista, durata ben sei ore, condotta dal redattore di un giornale tedesco al Papa il quale è la prima volta che rilascia una intervista personale e diretta senza intermediari, senza portavoce. Sedendogli accanto, il giornalista è rimasto colpito dalla luce dello sguardo del Papa e gli sembrò proprio che riflettesse quella divina di Cristo. In Giovanni l'Evangelista troviamo queste parole di Gesù: "Finchè sono nel mondo sono la luce del mondo". Ma per luce si intende anche quella dell'intelletto, e Benedetto XVI si caratterizza per la profondità, veramente abissale della mente. E' un intellettuale. Da intus in latino dentro, l'intellettuale è colui che sa andar dentro appunto alle cose, cogliendone l'essenza, e, una volta chiara di fronte a sé una questione, con acuto discernimento, sa trovarne il rimedio, ed è così che egli influisce sulla civiltà determinandone lo sviluppo. Ed è proprio nel contesto della nostra epoca, che il Signore ha scelto come luce del mondo un intellettuale, andando anche contro la stessa volontà di lui, che era quella di passare gli ultimi anni della sua vita dedicandosi agli studi. Però l'allora Cardinale Ratzinger, comunque, accetta, e appena salito al soglio pontificio, la sua prima espressione fu: "Sono un lavoratore della vigna del Signore". E dichiara subito la sua obbedienza alla Chiesa e la sua fedeltà alla Tradizione Apostolica. E afferma: "Io penso che Dio, scegliendo come Papa un professore, abbia voluto mettere in risalto proprio questo elemento della riflessività e della lotta per l'unità dei cristiani". L'unità dei cristiani sta molto a cuore a Papa Benedetto che continua l'opera del suo predecessore Giovanni Paolo II, di cui era stretto collaboratore avendo rivestito l'incarico di Prefetto della Congregazione per la dottrina della Chiesa, e che riponeva in lui grande fiducia. Ora vediamo meglio il perché il Signore abbia scelto proprio lui. Da professore egli prediligeva l'argomento della Unità tra fede e ragione oltre che l'Unità tra il Cristo della fede e il Cristo della storia. Questo in effetti costituisce il presupposto per arrivare alla unità tra i Cristiani e all'unità tra le varie religioni. Senza addentrarci nella teologia, comunque in parole povere si tratta di questo: dimostrare l'unità tra fede e ragione vuol dire dimostrare la ragionevolezza della fede, che cioè la fede non è qualcosa di campata per aria, ma se pensiamo ad esempio alla morale che rientra nella fede, sul terreno della ragione tutti possiamo intenderci. Ecco allora che è sicuramente possibile l'unità dei cristiani. Certo tutti siamo d'accordo però in effetti fino ad ora si è invece puntato alla necessità che tutti protestanti e ortodossi credessero a quello che crediamo noi cattolici. Ecco con lui viene ribaltato il problema: che ognuno rimanga pure nelle sue posizioni di fede ma, dice il Papa. "è importante che siamo in una unità interiore, che ci veniamo incontro e collaboriamo". E analogamente per le varie religioni, specialmente per noi, cristianesimo e islamismo. Dimostrare infatti che il Cristo della fede è il Cristo della storia significa parlare di un uomo reale e, dunque a prescindere che si creda che sia il figlio di Dio o no, però dal punto di vista umano è ad esempio colui che ci assicura la felicità attraverso le virtù, con le Beatitudini, e sul terreno della umanità tutti possiamo intenderci. "L'importante è trovare ciò che abbiamo in comune e, laddove è possibile, rendere un servizio comune in questo mondo". "E' importante -continua- restare in contatto con tutte le forze dell'Islam che vogliono dialogare, affinchè possa avvenire una trasformazione delle coscienze anche lì dove l'Islamismo associa pretesa di verità e violenza". Inoltre Papa Benedetto nel considerare l'avvicinamento tra Cattolici da un lato e Protestanti o Ortodossi dall'altro, insiste molto sull'atteggiamento dell' umiltà che è bene tenere nel favorire l'incontro. "Il Papa stesso è attento nel parlare per i cristiani, a non mettere in risalto in maniera specifica la dimensione cattolica". Senza dunque assumere lo spirito di superiorità perché la nostra è l'unica religione vera, nei riguardi di chi viene ritenuto inferiore, senza lo spirito del crociato che porta sul petto la croce e in mano la spada, senza quella contraddizione in termini che è la guerra di religione (la religione lega, la guerra divide), allora non lo scontro ma l'incontro, e questo può avvenire solo nell'umiltà. E così anche per le altre religioni. "Naturalmente deve continuare a sussistere l'identità delle varie religioni. Non possiamo certo fonderci. Tuttavia bisogna anche fare il tentativo di comprendersi". E l'umiltà il Papa la dimostra appunto nella comprensione. Questa esprime bontà ma, come dice la parola stessa, comprendere significa prima di tutto capire. E qui torniamo all'intellettuale. Benedetto XVI si distingue per la profondità della intelligenza, unita alla semplicità dell' espressione. Ma non solo. A queste si aggiunge la essenzialità. Quindi profondità semplicità ed essenzialità. Che sono doti quasi divine perché Dio è profondo semplice ed è l'Essenza. Queste costituiscono l'eccellenza, e fanno di chi le possiede un intellettuale eccelso, che suscita l'ammirazione degli intellettuali stessi perché non tutti sono così. Ora profondità semplicità ed essenzialità consentono al nostro Papa attuale, di andare a fondo nell'affrontare una problematica, coglierne l'essenza, cioè sfrondarla dell'elemento secondario per mirare a quello prioritario, e questo significa comprensione. Ma essa tale non sarebbe se non fosse intrisa di benevolenza, di bontà. La profondità fa sì che il capire non sia solo ragionamento ma essa si raggiunge laddove il ragionamento si fonde con l'amore. Perchè Dio è verità bontà e bellezza. E la bellezza è la semplicità. Perciò in genere un atto di mancanza d'amore non è tanto questione di bontà ma di intelligenza. Infatti a proposito di Giovanna D'Arco, condannata al rogo, il Papa così si è espresso: "Uomini di Chiesa non hanno capito la bellezza della sua anima". Ora la comprensione, nel senso che abbiamo detto, il Papa la dimostra soprattutto a proposito del Sacerdozio e del Matrimonio. E non Sacerdozio e Matrimonio nel loro aspetto positivo ma in quello negativo. E' il negativo che ha bisogno della comprensione. Ed è il negativo che costituisce il segno dei tempi. Come il tuono è il segno del temporale così è per i tempi ciò che è eclatante. Dunque lo scandalo, la rottura. Oppure per i popoli e le religioni, lo scontro, l'opposizione. Proprio nella celebrazione dell'anno sacerdotale si sono verificati gli scandali nella Chiesa. Come affronta il Papa questi accadimenti? Innanzi tutto sostiene: "Tutto quello che è menzogna e occultamento non deve esserci. Prima si voleva dire solo il positivo. Ma il negativo esiste, è un dato di fatto..il male fa parte del mistero della Chiesa. Il problema di fondo è la sincerità, è il rispetto della verità." Con fermezza poi: "Nel passato c'è stata in'alterazione della coscienza. A partire dalla metà degli anni Sessanta dominava la convinzione che la Chiesa non dovesse essere una Chiesa del diritto ma una Chiesa dell'amore, che non dovesse punire. Si spense in tal modo la consapevolezza che la punizione fosse un atto d'amore." Quindi manifestare e punire. Per la coincidenza poi: "Sembra che il Signore abbia voluto metterci alla prova, chiamarci ad una più profonda purificazione cosicchè celebrassimo l'anno sacerdotale non in modo trionfalistico come autocelebrazione bensì come anno della purificazione, del rinnovamento interiore, della trasformazione e della penitenza". Poi con accenti del tutto nuovi, e dimostrando un acuto discernimento e una profonda comprensione, afferma: "Laddove un sacerdote vive insieme ad una donna, si deve esaminare se esista una vera volontà matrimoniale e se i due possono contrarre un buon matrimonio. Se così fosse, dovranno imboccare quella strada" e analizzando caso per caso: "Se invece si trattasse di una caduta della volontà morale, senza un autentico legame interiore, sarà necessario trovare vie di risanamento per lui e per lei". E va anche alla radice cercando di prevenire la caduta del sacerdote. E quale rimedio addita? "Che i sacerdoti non vivano isolati, ma stiano insieme in piccole comunità." Lo stesso discernimento e la stessa comprensione dimostra di fronte al matrimonio in crisi. "La questione sta nell'analizzare più a fondo la validità del matrimonio". Fermo restando che "Rinunciare per questo al matrimonio monogamico oppure interrompere le battaglie per questa forma di unione significherebbe contraddire il Vangelo" in quanto "Il matrimonio contratto nella fede è indissolubile", allora "E' necessario chiedersi come riconoscere la validità e dove sia possibile operare una guarigione". A proposito della guarigione una domanda interessante del giornalista è questa. "In questa società tanto rovinata e malata non sarebbe compito prioritario della Chiesa in particolare rendere chiaro che il Vangelo offre guarigione?" perché "Gesù è non porta solo una notizia, egli è anche il Salvatore, Colui che sana, il Christus medicus" E il Papa risponde: "Sì, questo è decisivo. (Nella Chiesa) Gli uomini, senza ricavarne alcun profitto, senza doverlo fare di mestiere, motivati da Cristo, assistono gli altri e li aiutano. Questo carattere terapeutico del Cristianesimo, che guarisce e dà gratuitamente, dovrebbe in effetti emergere molto più chiaramente." Il Papa auspica allora un nuovo volto del Cristianesimo. "E' necessario rafforzare questo Cristianesimo, ravvivarlo" "Lasciarsi modellare dalla misericordia di Dio" La comprensione è misericordia. E Dio è misericordia. Un Cristianesimo che non fosse misericordioso non sarebbe neanche Cristianesimo. Questa è una lezione anche per i cristiani, soprattutto per quelli che come i farisei si sentono giusti e che stanno come un piombo pure a Gesù il quale contro di loro prorompe. "I pubblicani e le prostitute vi passeranno davanti nel regno dei cieli". Nella vita è difficile far coincidere l'essenza e cioè la immagine di Dio impressa in ciascuno, con l'esistenza, perciò sarebbe una crudeltà che chi abbia avuto circostanze più favorevoli, si vantasse e puntasse il dito contro chi ha avuto una vita più difficile. Sarebbe come se una ricca di figli si vantasse di fronte a una che non ne ha. Ma sempre anche qui questo atteggiamento di presunta superiorità è una questione di intelligenza. Il gerarca nazista commise atrocità. Era malvagità? Era follia? Era soprattutto ottusità. La mancanza di comprensione è perciò innanzi tutto mancanza di intelligenza. Ecco allora ci spieghiamo perché in questa nostra epoca con gravi questioni irrisolte o risolte male, e questioni molto delicate perché riguardano non tanto i popoli e le nazioni ma la famiglia e le persone, il Signore abbia scelto come Papa, come guida di tutta intera l'umanità, proprio il cardinale Ratzinger che possedeva una grande capacità di comprensione. Un uomo che poi oltre alla comprensione e alla umiltà univa profondità di pensiero, semplicità ed essenzialità. Un professore. Un intellettuale. Il predecessore Giovanni Paolo II era stato il Papa dei popoli e delle nazioni e aveva contribuito in maniera decisiva ad abbattere le dittature del Novecento, il nazismo e il comunismo; Papa Benedetto ora si trova a lottare pure contro quelle che lui chiama la dittatura del relativismo e l'altra la catastrofe mondiale del secolarismo. Assistiamo oggi inoltre ad un aggravamento di questi fenomeni. Prima il relativismo il punto di vista soggettivo lo proponeva, ora lo impone, e con prepotenza e aggressività; il secolarismo, verso Dio e le cose sacre era indifferenza, ora è disprezzo, vilipendio. Di fronte a queste piaghe si erge la Chiesa che "non è il regime dell'arbitrio", ma della verità, della luce, la luce di Cristo. E si erge il Papa. Si erge con il suo primato, con la sua autorità, che via via anche le altre Chiese e Comunità ecclesiastiche cominciano a riconoscere. "Senza l'autorità religiosa il mondo non può funzionare". Autorità che però " non agisce in modo dittatoriale ma a partire dalla profonda comunità di fede". Cos'è la Chiesa? "Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto e avere successo nelle vendite. Il nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla; e mantenere in un profondo rapporto con Cristo e con Dio stesso, non un gruppo d'interesse ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà." Essere l'autorità nella Chiesa esige coraggio: "Penso che il coraggio sia una delle principali qualità che un Vescovo debba possedere oggi. Significa anche non piegarsi al diktat delle opinioni dominanti, ma agire per convinzione interiore". Il relativismo dunque si può vincere volgendosi al Papa, alla luce di Cristo presente nel mondo. Ora vorrei esprimere una mia opinione. Ho fatto esperienza di persone religiose, praticanti, ma che hanno agito come i più accaniti relativisti. Allora? Io penso che la risoluzione stia più a fondo. Non ho mai capito perché la Chiesa non abbia mai insegnato l'amore di sé. Andiamo all'essenziale. Quando Dio dice: "Ama il Signore tuo Dio e il prossimo tuo come te stesso" qual è il presupposto fondamentale, qual è l'essenziale? L'amore di sé. Perciò io penso che il relativismo, che in fondo altro non è che egoismo, derivi proprio dal fatto che la Chiesa non si sia mai occupata dell'amore di sé, che ha dato sempre per scontato; l'egoismo è naturale e quindi ognuno pensa che sia giusto il suo punto di vista. Donde il relativismo. E' mancato l'insegnamento del retto amore di sé. Vero è che in fondo coincide con l'amore di Dio e del prossimo, però non si è centrato mai il problema. Il rimedio potrebbe essere il retto amore di sé, centrato opportunamente. Proprio da questa ignoranza del retto amore di sé deriva che il relativista cioè l'egoista, sbagli mira nella realizzazione della sua felicità, più che legittima aspirazione, voluta da Gesù che portò le Beatitudini e da Dio stesso. Allora egli si volge al divertimento. Quella occidentale è la società del divertimento e allora il Papa per raddrizzare la mira afferma: "Non è degna dell'uomo l'idea secondo la quale la comodità sarebbe il miglior modo di vivere; il benessere l'unico contenuto della felicità" e aggiunge: "Essere uomini è qualcosa di grande, è una grande sfida. E' come una scalata di montagna con ripide salite; ora è solo attraverso di esse che raggiungiamo le cime e possiamo sperimentare la bellezza dell'essere". E afferma ancora: "E'nella Chiesa che si manifesta la bellezza del mondo e la bellezza della vita". E con dolore costata: "Nel mondo occidentale c'è riluttanza per la Chiesa", "Sono deluso perché la tendenza generale del nostro tempo è di opposizione alla Chiesa mentre è grazie alla Chiesa che possiamo entrare nella vita autentica e conoscendo la verità entrare nella vita vera". E dato che "La secolarità si rende sempre più autonoma, sviluppa modalità che allontanano sempre più gli uomini dalla fede", il Papa ribadisce con fermezza che "E' urgente che la questione di Dio torni ad essere centrale". "Che l'uomo sia in pericolo e che metta in pericolo se stesso e il mondo, oggi è confermato anche da dati scientifici. Può essere salvato solo se nel suo cuore crescono le forze morali, forze morali che possono arrivare solo dall'incontro con Dio" Ecco perché benedetto XVI conferisce grande importanza alla liturgia. Al proposito afferma: "La liturgia è l'atto nel quale si compie l'essenziale: entriamo in contatto con Dio; è l'atto nel quale crediamo che Lui viene tra noi e noi lo tocchiamo". E parlando della Chiesa e della liturgia non manca di fare riferimento alla Madonna che è la madre della Chiesa. "Nella forza della madre si mostra la forza di Dio" e sulla Madonna di Fatima: "Così la potenza del male è di nuovo arrestata." Vogliamo solo fare una osservazione sulla teologia dei due papi Giovanni Paolo Ii e Benedetto XVI. La teologia del primo era mariana mentre quella del Papa attuale è cristocentrica. E' per la intercessione della Madre di Dio che si può sperare nella vittoria del bene sul male. Nessun'altra potenza al mondo potrebbe superare quella della madre di Dio. Evidentemente con il concorso della volontà dell'uomo che mostri pentimento e conversione spirituale. "Da questo avvelenamento del pensiero (il secolarismo), ci si può liberare solo per mezzo di un'autentica conversione". E la conversione richiede umiltà. Ecco pare proprio che il messaggio di questo libro dal titolo "Luce del mondo" e sottotitolo "Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi" sia quello di fare non solo la verità nella carità ma la verità nella umiltà. Questo libro è un forte richiamo alla umiltà. ed è poi dall'umiltà che deriva la comprensione. L'umiltà è intelligenza e chi non è umile non è neanche intelligente. Papa Benedetto XVI auspica non solo un mondo più umano ma anche un cristianesimo più umano. E auspica perciò un rinnovamento del Cristianesimo. L'attenzione cioè ad aspetti finora trascurati per fare emergere la luce del mondo, un cristianesimo di comprensione, di gioia, di felicità. Vero è che esiste la sofferenza, la croce. E il Papa per primo ne fa esperienza. Una profondità di pensiero così abissale va incontro necessariamente all'incomprensione. E' innovatore? E' tradizionalista? E' un Papa profondamente intelligente. E di quell'intelligenza che occorre per risolvere i problemi di oggi, i problemi del nostro tempo. E' come sempre il Papa della Provvidenza. E noi dobbiamo pregare per lui, per questo lavoratore della vigna del Signore, che appena salito al soglio pontificio ha chiesto preghiere, come ha chiesto anche la benedizione del suo predecessore Giovanni Paolo II.

Maria Elena Mignosi

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