Camilleri Andrea - La stagione della caccia

Una tragicommedia moderna, per agilità e brevità. "Ma ne valeva la pena?" si chiede il protagonista dopo avere ucciso tutti i familiari del marchese che aveva stroncato in lui l'amore per la marchesina che, infine, ignara, lo sposa. E' il risveglio della coscienza. Egli capisce che non si può costruire felicità sul male e più tardi, durante la caccia, rivela all'amico tenente i delitti e quando questi si rincresce di doverlo condannare a morte e gli dice: "Mi dispiace", la sua risposta è: "A me no"… Così al raggiungimento della sua volontà, all'amore cioè ma nella colpa, egli preferisce la morte. e non tanto come liberazione dal rimorso quanto come purificazione. Un significato sublime che segna nell'uomo caduto il risveglio del senso morale e religioso. Un significato sublime in veste rustica. Infatti in Camilleri troviamo questo connubio: contenuto profondo e forma rusticana; e questa è propria del paese e del periodo in cui si svolge la vicenda. della sua terra agrigentina di quel tempo l'autor emette in risalto i pregiudizi, l'attaccamento a valori che valori non sono e la noncuranza verso la donna. La serietà dell'argomento, che raggiunge vette di tragicità nella figura di Ntontò, la figlia del marchese, si fonde mirabilmente con l'umorismo con cui Camilleri tratta situazioni e personaggi, che si susseguono con ritmo di istantanee ...

Maria Elena Mignosi

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